MUORE dopo un intervento al cuore

Intervento al cuore, perfettamente riuscito; il paziente, dimesso, decede poco dopo.

Svolta l’autopsia si accerta che la causa del decesso non pare collega all’intervento. Una coincidenza o un errore terapeutico? Di ciò si discuterà nei prossimi appuntamenti processuali; intanto lo studio ha assunto l’incarico di difendere il primario, indagato per concorso in omicidio colposo.

UNA SITUAZIONE DELICATA TUTTA DA APPROFONDIRE

Veniamo nominati d’ufficio in un processo di presunta detenzione di materiale pedopornografico. In questo caso il difensore – che non può sottrarsi dal proprio compito – si limita a garantire la celebrazione di un processo equo, ovvero secondo le regole del codice. Il tema è tale che – se le accuse si rivelassero fondate – è davvero difficile, moralmente, impostare una linea difensiva partecipandovi con convinzione.

Vedremo all’esito delle indagini.

UNA RELAZIONE PECCAMINOSA

Lei era pienamente consenziente, ma purtroppo non aveva ancora compiuto il quattordicesimo anno di età, per pochi giorni, così Lui, trentenne, finisce imputato per violenza sessuale con minore, allorché i genitori della ragazza scoprono la relazione. La legge, infatti, non ammette rapporti con persona inferiore ai 14 anni.

E’ rimasto solo il patteggiamento, al minimo della pena possibile.

ASSOLTO IL PROFESSORE ACCUSATO DI VIOLENZA SESSUALE NEI CONFRONTI DELL’ALLIEVA

Finisce bene per il nostro Assistito la vicenda giudiziale che l’aveva visto accusato da un’allieva di violenza sessuale: il dibattimento in aula porta in luce l’infondatezza della tesi accusatoria, sebbene il Pubblico Ministero abbia insistito nel richiederne la condanna alla reclusione di due anni.

L’assoluzione è arrivata con la formula piena. L’abbraccio e il bacio contestati si sono rivelati perfettamente “legittimi”.

PROFESSORE NEI GUAI

Lo studio ha assunto la difesa di un professore di educazione fisica nei guai a fronte delle dichiarazioni di un’allieva che denunzia attenzioni dal carattere sessuale nei suoi confronti.

L’imputazione è pesante e prevede un minimo di sei anni di reclusione: credendo nella sua innocenza affrontiamo il dibattimento, la sentenza attesa per il 31.01.2024

MINACCIA CON PISTOLA I PROPRI SOCCORRITORI

Sta male e chiama i soccorsi: ha assunto psicofarmaci. Al loro arrivo li minaccia con arma – poi risultata giocattolo – e scatta la denuncia.

Tratto a processo si dimostra l’improcedibilità del caso e viene prosciolto.

VIOLENZA E LITE AL BAR

Ben 20 giorni di prognosi per le lesioni subite dalla vittima di insulti e violenze all’esterno di un bar, fatti provocati dalla circostanza che si era rifiutato di offrire da bere ad un avventore già ubriaco.

Seguito dallo studio, il malcapitato sporge querela, si costituisce parte civile ed ottiene una sentenza di condanna dell’imputato a sette mesi di reclusione, nonchè una pronuncia risarcitoria di qualche migliaio di euro.

EX COMPAGNA PERSEGUITATA

Finita la relazione, la Compagna viene perseguitata, molestata, inseguita e fatta oggetto di attenzioni non volute, insistenti e incessanti.

Seguita dallo studio ottiene un provvedimento giudiziale di divieto di avvicinamento e quindi, in apertura del processo, un importante risarcimento.

PROFESSORE ACCUSATO DI VIOLENZA SESSUALE SU DUE MINORI: ASSOLTO

Chiuso il sipario su una vicenda che aveva coinvolto un giovane professore insegnante di informatica, ingiustamente accusato di aver commesso violenza sessuale nei confronti di due minori, sue allieve.

Al termine del giudizio abbreviato richiesto dal collegio difensivo facente parte dello studio la tesi accusatoria si è rivelata infondata.

Per l’imputato è finito un incubo.

MALTRATTAMENTI in famiglia: assolto

La vicenda trattata dallo studio riguardava la difesa dall’ipotesi di consumazione del grave reato di maltrattamenti in famiglia formulata dalla Procura a carico del marito, fattispecie di cui egli si sarebbe macchiato a causa di fatti accaduti negli ultimi cinque anni di convivenza coniugale precedente alla separazione.

la Pubblica Accusa, all’esito del dibattimento, ha chiesto per l’imputato la condanna alla reclusione ad un anno e otto mesi.

La difesa è riuscita ad ottenere una pronuncia assolutoria con formula piena in ordine a detto reato, rimanendo in essere solo una lieve condanna per le lesioni subite dalla moglie nel corso di una lite, allorché venne colpita da un libro lanciato dal marito.