Sta male e chiama i soccorsi: ha assunto psicofarmaci. Al loro arrivo li minaccia con arma – poi risultata giocattolo – e scatta la denuncia.
Tratto a processo si dimostra l’improcedibilità del caso e viene prosciolto.
Sta male e chiama i soccorsi: ha assunto psicofarmaci. Al loro arrivo li minaccia con arma – poi risultata giocattolo – e scatta la denuncia.
Tratto a processo si dimostra l’improcedibilità del caso e viene prosciolto.
Ben 20 giorni di prognosi per le lesioni subite dalla vittima di insulti e violenze all’esterno di un bar, fatti provocati dalla circostanza che si era rifiutato di offrire da bere ad un avventore già ubriaco.
Seguito dallo studio, il malcapitato sporge querela, si costituisce parte civile ed ottiene una sentenza di condanna dell’imputato a sette mesi di reclusione, nonchè una pronuncia risarcitoria di qualche migliaio di euro.
Finita la relazione, la Compagna viene perseguitata, molestata, inseguita e fatta oggetto di attenzioni non volute, insistenti e incessanti.
Seguita dallo studio ottiene un provvedimento giudiziale di divieto di avvicinamento e quindi, in apertura del processo, un importante risarcimento.
Chiuso il sipario su una vicenda che aveva coinvolto un giovane professore insegnante di informatica, ingiustamente accusato di aver commesso violenza sessuale nei confronti di due minori, sue allieve.
Al termine del giudizio abbreviato richiesto dal collegio difensivo facente parte dello studio la tesi accusatoria si è rivelata infondata.
Per l’imputato è finito un incubo.
La vicenda trattata dallo studio riguardava la difesa dall’ipotesi di consumazione del grave reato di maltrattamenti in famiglia formulata dalla Procura a carico del marito, fattispecie di cui egli si sarebbe macchiato a causa di fatti accaduti negli ultimi cinque anni di convivenza coniugale precedente alla separazione.
la Pubblica Accusa, all’esito del dibattimento, ha chiesto per l’imputato la condanna alla reclusione ad un anno e otto mesi.
La difesa è riuscita ad ottenere una pronuncia assolutoria con formula piena in ordine a detto reato, rimanendo in essere solo una lieve condanna per le lesioni subite dalla moglie nel corso di una lite, allorché venne colpita da un libro lanciato dal marito.
Si è rivolta allo studio una professionista ospedaliera nei cui confronti la Procura muoveva l’accusa di aver spiato dei dati sensibili di un paziente, anche medico.
La prospettiva era di affrontare un processo con una pena che – considerati i requisiti soggettivi dell’imputato – partiva da tre anni di reclusione, sino ad un massimo di otto anni.
L’attività difensiva ha portato il Tribunale a disattendere la tesi accusatoria e a pronunziare una sentenza, in sede di udienza preliminare, di non doversi procedere con la celebrazione del dibattimento in ragione della non sostenibilità della tesi della Procura, accogliendo – viceversa – del tutto la tesi difensiva.
Il Presidente di una Regola del Comelico veniva tratto a giudizio penale in relazione ad asseriti abusi connessi ad operazioni di esbosco: tutelato dallo studio è stato completamente scagionato.
Si rivolge allo studio una persona che, in seguito ad una lite, subisce un’aggressione che si concretizza infine in una spruzzata di spray al peperoncino sul viso: scatta la denuncia e il successivo processo penale che vede il soggetto offeso tutelato come parte civile: ottiene il risarcimento del danno morale nonchè una condanna penale, in capo all’imputato del fatto di reato, ad un anno di reclusione.